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Caso Visibilia, Daniela Santanchè rinviata a giudizio: cosa sappiamo


-Ansa foto


La Procura di Milano contesta agli indagati, tra cui Santanchè, che tra il novembre 2014 e il dicembre 2021 fu consigliera, poi ad, presidente e "soggetto economico di riferimento del gruppo", di avere, "con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, ciascuno in ragione delle cariche rivestite", "consapevolmente" esposto dati falsi nei bilanci tra il 2016 e il 2022.

Nell’atto di chiusura delle indagini si legge che le presunte false comunicazioni sociali sarebbero servite a "conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto", cioé la "prosecuzione dell'attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite, evitando sia la necessaria costosa ricapitalizzazione, sia la gestione meramente 'conservativa'".

In questo modo, è la tesi dei pm, avrebbero ottenuto "liquidità mediante l'emissione di prestiti obbligazionari convertibili", il "mantenimento dei rapporti contrattuali, bancari e finanziari" e "il "mantenimento della quotazione”. L’indagine era partita dopo la segnalazione di alcuni soci di minoranza, tra cui l'imprenditore Giuseppe Zeno, parte civile insieme ad altri due piccoli azionisti, che avevano denunciato irregolarità nella gestione della società.

"E' una decisione che ci aspettavamo ma che ci lascia l'amaro in bocca. Dimostreremo l'estraneità dalle accuse in dibattimento", è stato il primo commento dell'avvocato Niccolò Pelanda, legale di Daniela Santanchè. "Non è una vittoria, lo sarà solo quando riavremo i nostri soldi, circa 400mila euro", ha detto invece il socio di minoranza di Visibilia, Giuseppe Zeno, da cui è partita l'indagine.

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