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Vergona: La piccola Emma festeggia il 5° compleanno e invita 35 amici ma non si presenta nessuno. Evento di razzismo a scuola.

 


 






Anche dal dolore e da una bruttissima esperienza può nascere qualcosa di bello», hanno raccontato al Messaggero Paolo e Stefania, genitori di Emma, la bambina che il mese scorso ha festeggiato da sola i suoi 5 anni in una sala vuota, dopo che nessuno dei 35 bambini invitati si è presentato con le proprie famiglie.

«Alla festa di 5 anni di mia figlia gli invitati non si sono presentati. Lei non ha pianto, ma continuava a guardare la porta. Che umiliazione»

La vicenda 

La vicenda è accaduta a Macchie, frazione di Castiglione del Lago, in provincia di Perugia. I genitori della piccola avevano affittato una ludoteca a Cortona per la festa di compleanno della loro figlia, ma nessuno si è presentato. La bambina, che aspettava con gioia i suoi amici per festeggiare, si è trovata a fare probabilmente i conti con la prima grande delusione della sua vita. Alla mamma ha chiesto cosa avesse fatto di male, una domanda che la donna ha poi condiviso in un post su Facebook. La notizia ha varcato i confini dell'Umbria e presto si è diffusa in tutta Italia. Oltre ai numerosi commenti sconvolti sui social, molte persone hanno inviato regali alla famiglia. I genitori della bambina hanno deciso di donare i regali ricevuti all'associazione "A Roma, insieme", che si occupa dei bambini che vivono la detenzione con le loro mamme. 

Il racconto dei genitori 

«Avevamo provato a stoppare chi, con messaggi privati, ci chiedeva come mandare un regalo a nostra figlia – racconta Paolo al Messaggero – ma qualcuno è riuscito a superare il nostro filtro. Come? C'è chi ha mandato i regali alla ludoteca di Cortona rimasta vuota quel giorno e chi ha pensato addirittura di inviarli al sindaco. Ecco, tutti quei regali adesso sono a Rebibbia, per la Sezione Nido del carcere». 

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Paolo e Stefania non vogliono parlare di quanto accaduto alla festa della bambina. «Ora dobbiamo solo tutelarla, tutto il dolore va evitato.

Per non lasciarle memoria di niente», ma hanno provato a trasformare quella situazione in qualcosa di buono. «Ci sono arrivati regali da diverse regioni d'Italia, da gente sconosciuta. Estranei che hanno pensato a nostra figlia. E noi abbiamo deciso di restituire tutto questo affetto a bambini, come lei quel giorno, privati della socialità». 

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